there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Storia di un viaggetto da stalker

Per due anni consecutivi ho corso per diciotto chilometri da Monteriggioni a Siena passando per la via Francigena, che poi più che una via è un mappamondo.
Invece stavolta ho deciso di fare una strada molto più lunga: da Firenze a Siena. Per arrivare ho scelto una soluzione più comoda: il pullman. Ci ho messo poco più di un’ora e mezzo. Sarebbe stato un bel tempo se avessi corso una mezza maratona.
Il pullman è a due piani! Salgo subito al secondo piano e sarebbe vuoto se non fosse per la presenza di due ragazze sedute una accanto all’altra, sul lato sinistro, in mezzo al mezzo. Con tutti quei posti a disposizione dove andrò a sedermi? Ma dietro di loro, chiaramente! Così, se conversano amabilmente, posso ascoltare cosa dicono. Mai perdere l’occasione di creare una storia sulla base di spezzoni di vita osservati o ascoltati in giro. (Questa è una motivazione buonista: la stalking reality è che farsi i fatti altrui con indifferenza è bellissimo.)
Le due ragazze sono americane. Ottima cosa per il listening in tempo reale! Se gli Stati Uniti volessero conquistare la Toscana, potrebbero farlo facilmente servendosi delle studentesse americane presenti in sito. Titolo a latere: le infradito come arma letale.
Comunque, delle due, parlerà sempre una. Non posso fare una descrizione, un po’ perché ho spesso evitato le descrizioni nelle mie letture serie e quindi non mi piace nemmeno scriverle e soprattutto perché le tipe erano davanti a me. Non potevo dare troppo nell’occhio. Non è che potessi andare davanti a loro e dire:”Scusate! Voglio raccontare cosa dite: posso osservarvi un attimo così descrivo come siete fatte e come siete vestite?” (Nota di servizio: un racconto potrebbe nascere da questa ipotesi. “Cosa sarebbe successo se davvero glielo avessi detto?”) Un’opzione fattibile, lo dico a beneficio degli stalker, sarebbe stata quella di piazzarsi davanti a loro e fare finta di fotografare fuori e invece inquadrare loro.

“Lui ha pubblicato questa cosa sulla mia pagina Facebook. Mi ha messo in imbarazzo nei confronti dei miei amici e della mia famiglia. Ci eravamo fidanzati ad aprile e a gennaio gli ho dato il benservito. Dopo lui ha cercato di mostrarsi pentito, ma l’ho mandato a fanculo. Prima ho usato un termine troppo educato. Gli avrei strappato ogni parte del corpo a morsi, altroché. Comunque io a quel punto ho iniziato a baciare chiunque, a fare tutto con chiunque mi capitasse a tiro. Ehi! Guarda! Là c’è Palazzo Pitti!”

Come vedete, c’è sempre la possibilità che le persone facciano delle conversazioni o dei monologhi interessanti. Oddio. Sempre, tranne che negli uffici dove ho lavorato.
Intanto dal secondo piano si vedeva Firenze in modo inusuale. La prospettiva cambia rispetto alla visione dal basso o dagli aerei. Si vedono le mura in Oltrarno prima di arrivare a Porta Romana. Si vedono i giardini lungo via Senese, e non soltanto i muri, i marciapiedi, alcuni pedoni e le macchine, come succede se camminiamo lungo la strada. Si vedono alcuni paesini mentre si attraversa la Firenze – Siena.

“Ehi! Guarda! Ti ricordi quel bar? I need a cappuccino. Piazza San Carlo (?,ndrr) è una piazza splendida. Ci sono così tante chiese in Toscana. Mi chiamo Kelly, lo dico a questo qua dietro che sta prendendo appunti mentre finge di leggere “Perché il sud è rimasto indietro” di E. Felice e “Unbroken,” una delle storie più belle che lui abbia mai letto. Ma sai che uno dei miei amici oggi è in viaggio d’affari? Ha detto che di piacevole incontrerà soltanto la Guinness.”

A un certo punto, mentre io mi barcameno tra le mie letture e i miei ascolti, Kelly inizia a parlare dell’Italia, degli italiani o dei maschi in genere, mischiando un po’ i discorsi. “Ci sono tante belle montagne. I boyfriend italiani sono come gli altri boyfriend. Tutti affermano di amare l’America, gli americani e cose così. Molti sono sinceri, ma tanto poi alla fine cercano di portarti a letto. E’ difficile trovare dei ragazzi che non lo facciano. Ehi! Eccoci a Siena!”

E’ come le pubblicità durante i film in tv: le interruzioni capitano sempre sul più bello. Solo che il film poi ricomincia, mentre il racconto di Kelly si sposta sulla sua esperienza in Sicilia, non soddisfacente, dice, tranne che per i dolci. Descrive minuziosamente la granita a colazione con la brioche (una delle cose più divine al mondo, ndrr, actually,) i cannoli e si lancia in una bellissima lode agli arancini: non è tanto cosa dice, quanto il come lo dice, sillabando le parole, finalmente, e allungando le sillabe come se parlando lentamente degli adorati arancini se li stesse gustando altrettanto lentamente.

“Siena è la città medievale rimasta più immutata in Europa. Ci vengo tutte le mattine adesso a lezione. Devo preparare un paper in italiano e parlare a una classe di italiani in italiano. Qua non parlano esattamente come a Firenze. Gli accenti sono diversi, anche se è difficile riconoscerli. Più che altro è difficile capire i fiorentini quando attaccano le frasi insieme.” (Eh, certo, parlate proprio voi!) I senesi sono un po’ pazzi quando parlano del Palio. Sono stata ad alcune feste della contrada del Nicchio. “It’s like a great deal to grow in a contrada. That’s weird, crazy, but also fun.” (Chi non capisce si attacchi a Google Translate.) Amo l’acqua senese: chiara e fresca. Oh. Quando scendiamo andiamo qua, poi andiamo là. Siena è una città molto diversa da Firenze. Là ho visto il Carnevale. Funny. Ecco. Siamo arrivate. Scendiamo.”

Non è che i discorsi su Siena e sulle feste li abbia capiti moltissimo, purtroppo, ma il compito del cronista è riportare, non è mica quello di capire. Quale sia il compito dello stalker lo lascio immaginare a voi. Sceso dal pullman è iniziato a piovere e i colpi di vento sono stati micidiali nel rompere l’ombrello. Mi sono incamminato verso Piazza del Campo e mi sono ricordato del perché ho sempre considerato Siena la terza città più bella d’Italia dopo Firenze e Venezia: adoro le sue stradine strette, i suoi vicoli, le sue piazze e le sue chiese presenti in ogni contrada o quasi. Poi Piazza del Campo è splendida, maestosa, immensa rispetto al resto della città. Lì c’era la corsa, cui ha partecipato una buona parte del gruppo della Fontanina Running. Alcuni altri, tra cui io, si sono limitati a mangiare. Il mio motto è passato “Correre per mangiare” (e per viaggiare, ndrr) a “Sembrerà incredibile, ma si può mangiare anche senza correre.” Così ho approfittato del cambio di motto e, dopo i saluti di rito e gli acquisti di ricciarelli in piazza, mi sono messo a tavola dove il gruppo ha anche festeggiato il compleanno mio e di SuperMonce. (Vedere i racconti, in questo blog, ambientati a New York e a Boston per approfondimenti su di lei.)

Delle americane non avrò più notizie, ma al ritorno, nel pullman a un piano, c’erano ancora due ragazze provenienti dagli Stati Uniti. Sono state loro, stavolta, a piazzarsi vicino a me, nei sedili accanto a quelli dove ero seduto io. Non hanno parlato. Si sono messe le cuffie e hanno ascoltato della musica dai loro smartphone. Ogni tanto, mentre leggevo qualcosa sull’ipad, notavo lo sguardo indagatore di una di loro. Lei, appena incrociavo il suo sguardo, lo abbassava e sembrava nascondere qualcosa su cui dava l’idea che stesse scrivendo. Sarò stato io il soggetto di un suo racconto?

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