there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Story of stuff revisited.

 

story of stuff

Anne Leonard, ex membro di Greenpeace USA, di cui è adesso direttrice esecutiva, quando non era né l’uno né l’altro, ha pubblicato qualche anno fa un video in cui fa vedere alcuni problemi legati al modello di produzione e consumo dominante. Ha anche creato un progetto per sviluppare nella pratica nuovi stili di vita più sostenibili per il pianeta e forse più a misura d’uomo, almeno nella sua visione.

Il video si chiama “The Story of Stuff”, è stato anche tradotto in italiano e ha fatto molta presa negli ambienti ecologisti, anticapitalisti, noglobal, sviluppisti sostenibili e grillisti.

Il problema è che da un punto di vista teorico gli argomenti portati dalla Leonard sono tutti smontabili agevolmente. Inoltre il rischio è che il mondo migliore che intendono creare i fautori del video potrebbe alla lunga rivelarsi peggiore, ovvero portare a più miseria per tutti. Sono un po’ gli stessi limiti della decrescita felice.

Il punto, per quanto mi riguarda, è che le buone pratiche messe a punto secondo il progetto Story of Stuff, ma anche secondo i sostenitori della decrescita, mi piacciono, mi sembrano utili  e hanno quegli elementi di innovazione e di scarsa accettazione da parte delle magggioranze conformiste che mi esaltano. Quindi ben venga la parte pratica, che poi è un modo diverso di fare le cose. Ben vengano anche forme di comunitarismo: sta tutto nei concetti di libertà individuale, riappropriazione dei propri tempi di vita, non leghiamoci alle catene del lavoro salariato, inventiamo qualcosa di nuovo anche a costo di dover fare qualche rinuncia.

Era anche quello che pensavo quando ho vissuto la fase no global, ai tempi del social forum, prima che i giovani protagonisti di quel movimento venissero risucchiati da politicanti esperti che cercavano un appiglio dopo la caduta del muro di Berlino. Vale a dire: agiamo dal basso, facciamo cose nuove, mostriamo a tutti che un altro mondo è possibile, sensibilizziamo e magari potremmo far diventare tante piccole gocce un mare, almeno noi ricchi occidentali che possiamo permetterci di giocare a fare gli ambientalisti e i radical chic. L’importante è che non si tenti di imporre niente a nessuno, tantomeno ai popoli più poveri che hanno il diritto di arricchirsi: a loro mostriamo che è possibile farlo senza distruggere l’ambiente.

Adesso, però, chiarito quanto sopra, concentriamoci sulle critiche.

Cercando “story of stuff criticism” (o critique) su Google si trovano molte elaborazioni critiche del video, in inglese.

Il video originale è il seguente:

.

Un video di critica è il seguente (la prima di quattro parti.)

 

 

Critiche in forma scritta:

http://www.storyofstuffdebunked.com/

http://www.foxnews.com/story/2009/05/14/viral-video-story-stuff-is-full-misleading-numbers.html.

Http://www.andybrain.com/qna/2007/12/07/annie-leonards-the-story-of-stuff-review-and-analysis/

Non è possibile lasciare nuovi commenti.