there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Strani effetti di pause pranzo particolari

Oggi Responsabile Amministrativo ha stabilito che la pausa pranzo si dovesse fare tutti insieme nell’ufficio contabilità. Si doveva festeggiare il suo quindicesimo anno di servizio. Da un lato penso che quindici anni a fare sempre lo stesso pallosissimo lavoro non credo che li reggerei. Dall’altro che credo queste performance fossero possibili solo a persone di generazioni precedenti. Per me il record è stato di quattro anni, per ora, e non è detto che sia facile batterlo. Se non altro ho letto che per gli head hunter stare più di tre anni in azienda è un segno di mancanza di voglia di cambiamento.

Noi umili colleghi pensavamo che il pranzo gentilmente offerto fosse destinato solo a noi. Invece si è improvvisamente presentata la Direzione Centrale al completo. A quel punto si sono viste smorfie di disgusto abbastanza eloquenti. Tutti, però, hanno presto ritrovato il bon ton, soprattutto alla vista del succulento cibo che era presente in tavola. Come i girasoli si voltano verso il sole, i miei colleghi hanno puntato direttamente verso il risotto ai ceci e i fusilli al radicchio e gorgonzola, per proseguire con le schiacciatine ripiene e quindi col cheese cake. Per bere, prima dello spumante, c’era del buon vino.

Per fortuna avevamo poco tempo e molto cibo a disposizione. Così questa specie di festa, che io di solito non sopporto finché non sono in particolare confidenza, è durata sufficientemente poco. Ho comunque resistito alla tentazione di ubriacarmi e a quella di nascondermi, ma sono riuscito a passare per invisibile, visto che Collega Sbraito ha sostenuto di non avermi visto. E per un po’ sono anche stato accanto a lei.

Terminato il pranzo, abbiamo notato che Responsabile Informatico è diventata completamente rossa e ha cominciato a girarle la testa: l’equipe di medici presente ha stabilito che trattatavasi di reazione allergica e le ha rifilato prontamente un antistaminico in dosi da cavallo. Col che ha smesso di sentirsi male, ma improvvisamente ha cominciato a ballare il Bolero di Ravel lungo il corridoio.

A questo punto è stato possibile recarsi a prendere il caffè alla macchinetta: mi scuso con tutti i caffè del mondo per aver definito tale una delle bevande più atroci che siano mai state create e che rischia di battere il record di peggior caffè d’Italia anche se ci si limita a quello delle macchinette. Però, come si dice, ci voleva.

Il pranzo deve aver comunque avuto degli strani effetti. Dopo una mattinata da urlo, infatti, è successo che:

Superboss mi ha detto di non perdere troppo tempo a cercare di far quadrare numeri che nascono da eventi troppo passati (forse calcolati in evidente stato di ubriachezza): “Facciamoli tornare, poi sistemiamo il 2007, stampiamo e non rompiamoci più i corbelli”.

Sbraito ha chiesto a Superboss a cosa sarebbe servito quello che aveva finito dopo aver bestemmiato in turco per due giorni. La risposta? “A nulla, praticamente, ma andava fatto”.

Responsabile informatico ha cominciato a dire al telefono che non era in postazione perché adesso era “dagli user”, anziché “dagli utenti” (che non sarebbe stato molto meglio), dimostrando che l’allergia non era del tutto scomparsa.

La fotocopiatrice si è nuovamente inceppata, malgrado l’intervento di due giorni prima di Supertecnico.

Sbraito ha ricominciato a sostenere che le faceva freddo, al che le è stato chiesto se avesse addosso qualche indumento oltre alla divisa e lei ha risposto di no perché le dà noia. “Allora tieniti il freddo”, ha pensato qualcuno.

Sono riuscito a chiedere metà delle cose che volevo a Superboss. Un ottimo risultato, direi: poi è stato travolto da una marea di gente e ho stabilito che l’altra metà può aspettare. Anche perché non c’è alternativa. Immaginate una persona che ha la scrivania sommersa dai fogli, inoltre gente che gli si avvicina e lo segue costantemente tanto da schiacciarlo sotto la loro pressione e per finire quattro telefoni che gli suonano contemporaneamente (e a cui risponde). Ecco: questo è Superboss.

Infine ho pensato all’utilità dei tasti Stamp/rsist, pausa/interr e bloc num sulla tastiera. Mi sono risposto che i primi due non li ho mai usati in dieci anni e l’altro capita di premerlo inavvertitamente e rompe la palle. Parecchio, anche. La sua utilità dovrebbe essere superiore alla rottura di palle per giustificarne la presenza. Forse a qualcuno ogni tanto serve. Ma a chi e quando?

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