there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Mezza maratona di Tallinn e seconda parte del viaggio

 

tallinn half marathon

 

Dove sarà la partenza? In piazza Vadabuse, Tallinn, c’è della musica, ci sono degli atleti che si allenano, alcuni che
ballano e indossano una maglietta con la scritta “if you can dream it, you can do it,” altri che vanno
alle toilettes, altri ancora che guardano arrivare il vincitore della maratona. Aspetto insieme a loro,
per la filosofia della pecora, e poi vedo gruppi di persone che si dirigono da un’altra parte, in una
delle vie adiacenti. Li inseguo e vedo una massa di gente: ecco dove erano tutti! Mi faccio spazio per raggiungere quelli abbastanza vicini al mio numero, 1036, per non rimanere
infognato coi troppo lenti, e aspetto. Il fatto che una delle ipotesi sia che io corra più piano di loro è
secondario.
A un certo punto la pistola spara. Nessuno viene ucciso e non tutti iniziano a correre
decentemente. Può essere che quello fosse il loro passo, però. Fatto sta che, come alla maratona
di Torino, comincio a correre qualche centinaio di metri dopo lo start. Al quinto chilometro mi
accorgo che sto guardando troppo spesso il Garmin e mi dico: “Ciccio, comunque la voglia
interpretare, questa è una gara. Se dovevi fare come negli allenamenti sotto casa potevi correre in
giardino. Guardati attorno e spengi quel coso.” Mi obbedisco, fermo il Garmin e lo faccio ripartire
più volte in modo da non avere mai la cognizione del tempo effettivo a cui corro.
Intorno a me scorre la solita sinfonia di colori delle magliette dei corridori, un fiume di bella gente, non solo le ragazze. Un uomo vede il mio pettorale e dice:”Ehy, you! Italy!”. Io alzo il pollice sinistro e gli chiedo da dove viene lui. Il tempo di sentire “Estonia,” che accelero senza dirgli “a beautiful

country.” Una ragazza strafica con la maglietta bianca e le cuffie di un ipod alle orecchie urta il mio
gomito con una mano e percorriamo circa due chilometri insieme prima che lei si involi. Andiamo a
quattro e cinquanta, quindi io sono fuori ritmo. Sono anche sicuro di riprenderla più avanti. Cosa
che succederà puntualmente.
Il percorso durante tutta la gara è fantastico.

(Qui sotto il video della maratona, col percorso completo)

 

Scorci di mare
attraverso degli alberi, mare pieno, atleti su un’altra corsia, foreste all’orizzonte o ai lati, di nuovo
mare, ancora alberi accanto a noi, poi entriamo dentro un piccolo bosco prima che riappaia il
mare alla nostra destra e stavolta si intravveda anche la città, che si fa sempre più vicina mentre dall’acqua affiorano alcuni
scogli su cui si vedono dei gabbiani appollaiati. Al sesto chilometro avevo già mollato il freno a
mano e iniziato quello che per me era l’allenamento specifico: quattordici chilometri a cinque e
trenta. Vedo che vado anche più forte, attorno ai cinque e venti, e questo è molto positivo
soprattutto considerando i diciotto chilometri corsi il giorno precedente: significa che l’allenamento
finalizzato alle ultime sedici miglia della maratona sta funzionando. Esclusi i primi cinque chilometri,
comunque, tengo il telefonino attivo sulla funzione fotocamera e faccio foto a destra e a manca:
quando si dice godersi il panorama, il paesaggio, il percorso, i lati b e pure i lati a, le persone e contemporaneamente essere protagonisti di tutto questo e non solo spettatori!
Siamo agli ultimi tre chilometri ed appare uno degli archi che segnano l’ingresso alla città vecchia. Chi se ne frega se adesso si va in salita, con la fatica nella gambe, e pure sul pavé. Chi se ne frega se entriamo nel parco davanti al mio hotel e ci tocca affrontare quel cavalcavia che mentre io andavo alla partenza vedevo correre dai maratoneti, partiti qualche ora prima. Le sensazioni sono elettrizzanti. Lungo questi tratti ci sono cheerleaders, qualcuno suona della musica stimolante, ci sono perfino dei sacchi piazzati in alto dal negozio “sportland” con qualcosa dentro e chi riesce a saltare e a prenderli se li tiene. Una signora mi sposta la spalla sinistra per passare mentre io rallento per fotografare il castello e il lago: lo faccio e poi accelero e le do le paste, come si dice a Firenze.
“È già finita?” Mi chiedo all’arrivo. Mi lascio spruzzare dell’ice powder sulle gambe, prendo il sacchetto di frutta secca che mi danno insieme alla medaglia e ricomincio a correre per altri cinque chilometri, in modo da raggiungere quei ventisei previsti dal long run della tabella che sto seguendo. Vedo un atleta che cammina con la medaglia al collo che mi guarda sbalordito. Arrivo, quindi, all’hotel e la receptionist mi dice che il check out è previsto per mezzogiorno e adesso sono le due. Impassibile le dico che il mio check out è martedì.
“Sicuro? Ti chiami Rikki?” Mi chiede in inglese. “Sì,” rispondo in italiano.
“Sì?” Chiede lei, prima di chiudere con “Sorry. How was the race?” E lasciarmi andare in camera
con le solite sensazioni di euforia e rilassatezza del dopo corsa che mi accompagnano per
il tour pomeridiano tra il massaggio a un’euro su una poltrona massaggiatrice in hotel, il fish and
chips, il museo che descrive la storia della città (quelli dell’occupazione nazicomunista e della
storia estone non li ho potuti vedere, alla fine,) la camminata sopra le mura (per tre euro non ne
vale la pena,) l’walking tour indicato dalla Lonely Planet, altri giri casuali per la città vecchia,
compreso l’edificio dove era la sede del KGB e sulla cui facciata si legge, in estone:”‘This building
housed the headquarters
of the organ of repression of the Soviet occupational power. Here began the road to suffering for
thousands of Estonians.”
Non può mancare la fregatura: un espresso pagato tre euro. Presto
dimenticata, però, grazie a un ottimo stufato di pomodoro con pezzi di carne di alce dentro e
ricoperto di purè di patate, che è la mia cena nel “ristorante della nonna” e del solito servizio mancia
candidamente richiesto sulla ricevuta.

Due album di foto si possono vedere ai link seguenti. Foto fatte da me, quindi pessime. Anche fatte mentre correvo.

https://www.facebook.com/doppiaerre/media_set?set=a.10152455503220674.1073741845.517585673&type=3

https://www.facebook.com/doppiaerre/media_set?set=a.10152455461445674.1073741844.517585673&type=3

 

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