Scrivo su Facebook:
A proposito delle tasse sui beni di lusso, in particolare sugli yacht, la cui abolizione ha provocato vampate di calore in alcuni, riportiamo quanto segue.
Una persona senza conoscenze di economia potrebbe argomentare che una tassa sugli yacht risponda ai requisiti di equità verticale poiché la maggior parte dei compratori di yacht sono ricchi.
Però se questi compratori possono agevolmente sostituire altri beni di lusso agli yacht o farne a meno o spostarli all’estero, allora una tassa su questi ridurrebbe solamente la loro vendita.
Alla fine, il peso della tassa cadrebbe più su chi produce gli yacht e su chi li vende che su quelli che li comprano.
Poiché i lavoratori e i venditori sono (o potrebbero ragionevolmente essere) meno ricchi dei compratori, la tassa non sarebbe equa. La tassa, cioè andrebbe a colpire soggetti diversi da quelli che avrebbe dovuto colpire.
Cosa è successo con gli yacht?
Che chi possedeva gli yacht (o anche piccole imbarcazioni soggette a tassazione) si è spostato in porti diversi da quelli italiani (dove avrebbe dovuto pagare la tassa.) Oppure ha cambiato bandiera. Oppure li ha venduti a soggetti stranieri. Nel frattempo gli acquisti sono calati e il settore della nautica è andato a picco sia in termini di fatturato che di posti di lavoro.
Come prevedibile, i possessori di yacht non sono stati colpiti dalla tassa.
Chi avrebbe voluto comprarli, magari da produttori italiani, non lo ha fatto. Come prevedibile, ci hanno rimesso i venditori, i produttori che non hanno compensato con vendite a soggetti stranieri e molti lavoratori.
Quando era in vigore la tassa di stazionamento, che faceva il deserto nei porti italiani a tutto vantaggio, anche economico, di quelli dei Paesi vicini, si scoprì che il costo della sua applicazione era superiore al gettito fiscale ottenuto. Quella tassa fu poi abolita. Come questa sul possesso. Per fortuna è stata abolita. https://www.lastampa.it/…/tassa-sugli-yacht-per…/pagina.html
Ancora a proposito di tasse sui beni di lusso.
Cosa è successo in Argentina quando hanno tassato le automobili di lusso? https://phastidio.net/…/08/argentina-i-ricchi-piangano-meno/
Cosa è successo in Francia quando hanno tassato i ricchi? http://www.lintraprendente.it/…/la-francia-abolisce-la-sup…/
Se una cosa è dimostrato che non funziona nel senso atteso, si può anche smettere di proporla oppure abolirla.
Dice: come fare a far pagare le tasse a questi stronzi?
La risposta veloce, una volta appurato che gli stronzi sarebbero i grossi evasori fiscali, è la seguente:
Non si parla di evasori fiscali e non si parla solo di grossi, visto che le tasse di possesso erano anche su piccole imbarcazioni.
Si parla di persone che pagano già le tasse sui redditi da lavoro, da capitale e sugli immobili. Che subiscono già delle aliquote progressive, quindi più alte rispetto a chi guadagna meno (e questo è un incentivo a darsi da fare meno.) Inoltre si parla di persone che vedono che una cosa gli costa di più di quanto gli costava prima o gli sarebbe costata acquistandola, per cui decidono di non tenerla o di non comprarla. “Tu mi tassi e io posso fare a meno del bene, quindi ciao. Tu mi tassi più di lui e io vado da lui. Potresti provare a tassarmi meno e a farmi costare le cose meno che ai tuoi concorrenti stranieri: se altri lo fanno puoi riuscirci anche tu.” (Divagazione mode on. Stop.)
Se poi invece evadono tutte le tasse allora è un altro discorso.
Temevo che per stronzi intendessi anche ricchi in quanto tale, ma temevo male. Quindi bene:)
Cinque pagine di note sul tema sono le seguenti (scritte su due piedi e un sedile di treno. Non le rileggo, quindi chiedo perdono per i refusi:)
1. Il post doveva incentrarsi sul fatto che le tasse sui beni di lusso, che dovrebbero colpire i loro possessori e andare a incrementare il gettito fiscale per poi usarlo per aumentare l’equità o fornire servizi pubblici o garantire più welfare o per buttarlo via in stipendifici ed enti inutili, in realtà hanno conseguenze diverse: va a finire che non colpiscono i possessori di beni di lusso e invece colpiscono venditori e produttori, generando a ben vedere pure un aumento della disuguaglianza.
2. I ricchi. Perché dovrebbero essere puniti in quanto tali? Chi è ricco ha probabilmente risparmiato molto e/o ha ottenuto redditi elevati derivanti in molti casi da qualità che evidentemente il mercato gli ha riconosciuto: penso agli sportivi, ai cantanti, ai medici, agli imprenditori, ai top manager. En passant: al di là di come uno sia diventato ricco, non ha tolto niente a chi è più povero perché la torta non è fissa e le sue dimensioni dipendono dalla crescita economica che a sua volta dipende dalla produttività totale dei fattori e dalla competitività. Se ha molti soldi, di sicuro li userà per acquistare beni e servizi o per risparmiare (e quindi incentivare gli investimenti) o per creare imprese: a meno che non li tenga sotto il materasso, quei soldi faranno girare l’economia, come si dice. Tassare la ricchezza in quanto tale significa disincentivare le persone, non a diventare ricche che uno fa cosa vuole nella sua vita, ma a darsi da fare per produrre e guadagnare di più. Se so che una volta superata una certa soglia, tutto il mio reddito oltre quella soglia verrà mangiato dalle tasse, non faccio quel di più che potrebbe servire a me, ma anche ad altri. Produco meno, faccio meno, lavoro meno (non perché io voglia questo, ma perché le tasse me lo rendono inutile) e questo incide sull’economia. Se l’economia cresce e la torta è più grande e i più poveri sanno che qualificandosi e dandosi da fare possono migliorare i propri redditi e che questi non se li papperà lo Stato, saranno incentivati a migliorarsi. Altrimenti pretenderanno il furto ai danni degli altri e lo chiameranno tassa per l’equità.
3. Nei casi evidenziati non entra in gioco l’evasione fiscale. Questi soggetti, quelli che possiedono yacht o quelli del caso francese, hanno pagato l’iva sui beni acquistati, le imposte sui redditi e anche quelle sugli immobili (che sono meno distorsive di quelle sul lavoro e quindi è meglio tassare le prime case dei redditi da lavoro, per dire.) Quindi non è che siano degli stronzi che non vogliono essere solidali col prossimo. Semplicemente ritengono di non dover comprare più beni che adesso costano più di prima e possono spostarsi dove pagano meno. Come farebbero tutti. Come fanno le multinazionali. Come farebbe chiunque. Perché devo stare a pagare le tasse in Italia e avere i servizi dell’Italia quando posso pagarle in Irlanda? Preferirei pagare quelle della Svezia avendo i servizi svedesi. (No, non è una questione di “se tutti pagassero le tasse” perché la pressione fiscale in Italia è già sufficientemente massacrante. “Se tutti pagassero le tasse” e lo Stato italiano fosse come quello svedese, allora sarebbe vero che “paghiamo tutti e paghiamo meno.” In Italia diventerebbe “Paghiamo tutti, lo Stato spreca di più e l’economia italiana in poco tempo finisce tra le macerie.” Quindi. Come si fa a fargli pagare le tasse? In realtà le pagano già (se evadono è un altro discorso.) Comunque non si vede perché dovrebbero pagarle di più: già esiste la progressione delle aliquote sul reddito. Perché pagarle ulteriormente sul patrimonio? Comunque garantire un sistema semplice di tassazione, efficiente, con poche aliquote, poche regole sicure, poche deroghe ed eccezioni e ridurre la pressione fiscale per tutti avrebbe un effetto sicuramente positivo. Accrescere la pressione fiscale equivale a strozzare l’economia: aumentare le entrate è recessivo. Del resto è chiaro. Le tasse o aumentano i costi di un prodotto o comunque riducono il reddito disponibile (anche se possono essere usate per servizi, perfino efficienti, e trascurando il fatto che chi usufruisce del servizio potrebbe essere una persona diversa da chi ha pagato le tasse: per esempio cittadini che pagano il servizio pubblico locale con le tasse e ne usufruiscono degli stranieri oppure pagano i più ricchi e vanno in bus i più poveri, ma questi effetti potrebbero essere voluti e in certi casi anche giusti o equi. Oltre al pagatore e al ricevente il servizio, però, ci sono gli amministratori e i burocrati del pagamento della tassa e della fornitura del servizio che sono dei costi puri.)
4. Perché i possessori di beni di lusso dovrebbero stare lì a pagare bolli o tasse di stazionamento in più? Nessuno sta fermo e contento sapendo di dover pagare più tasse. Tutti cercano di ridurre i costi, soprattutto quelli percepiti come ingiusti. Io ho venduto la macchina per non dover più pagare bollo e assicurazione e poter fare più viaggi. La tassa è semplicemente un incentivo a disfarsene o a non volerne più comprare uno e l’economia, tra parentesi, si fonda sugli incentivi. Aumenta il prezzo di un prodotto e la domanda diminuisce e il gettito fiscale pure. I beni di lusso, in particolare, non sono essenziali: se ne può fare a meno e sono elastici rispetto alle variazioni di prezzo. Perché vanno di moda le tasse sulla benzina? Perché la gente continuerà a spostarsi in auto anche se vengono aumentate e quindi il gettito fiscale in quel caso è più sicuro. Nel caso delle tasse ad minchiam il problema è che questi effetti erano prevedibili: mi sa che il giochino sia stato del tipo “inventiamo che avremo delle entrate future e sulla base di queste ci facciamo approvare il bilancio e intanto facciamo qualche spesa pubblica inutile che pagheranno i nostri figli quando il signor deficit uscirà allo scoperto.
5. Le definizioni sono inventate dai burocrati. Da quale livello di reddito parte la definizione di ricco? (Di solito abbastanza in basso, anche perché se no ottieni ben poco.) Chi colpisce la tassa? Non solo i mega yacht, ma anche le piccole imbarcazioni. Qual è il problema, in realtà? Che queste misure sono disorganiche. Metti una tassa lì, levala di là, sobbarca di lavoro amministrativo le imprese o le famiglie, aumenta la farraginosità del sistema fiscale, garantisci uno stipendio ai funzionari dell’agenzia delle entrate, fai colpire ad minchiam Equitalia e così via. Il problema è che l’Italia non ha mai avuto un sistema tributario minimamente decente. Indovina chi ne aveva proposto uno in un certo libro bianco? Tremonti! Quando ancora faceva il tributarista, il professore e l’editorialista. Poi è entrato in politica e ha continuato a inventare minchiate fiscali come quelli che prima criticava. Anche Monti è stato un po’ così. Ma perfino Renzi, che voleva rottamare i superburocrati. O Berlusconi che parlava di rivoluzione liberale. O i sessantottini.
6. Quasi tutte le tasse sono distorsive. In pratica le tasse tolgono efficienza al mercato. Possono essere usate per aumentare l’equità, che il mercato da solo non garantisce. Ci sono delle eccezioni. Indovina un po’? Quelle che “curano” le esternalità come quelle ambientali. La carbon tax! Se metti un prezzo sul carbone che evidenzi i costi esterni causati dal suo utilizzo inneschi lo stesso meccanismo delle tasse sugli yacht: aumenta il prezzo dei prodotti fossili e rendi più competitive le rinnovabili anche senza incentivi. (Se poi togli i sussidi alle fossili è ancora meglio, ma qua non c’entra.) Quindi la gente si sposta sulle rinnovabili. I libri di testo si fermano qui: la carbon tax serve. Che se ne fa del gettito ottenuto? Ci sarà chi vuole più spesa e chi, invece, sostiene la riduzione delle altre tasse, per esempio quelle sul lavoro. Come me, per esempio.