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Lo stupore delle prese elettriche

Teorie del ciclo economico

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Nessuna teoria del ciclo, keynesiana, monetarista, austriaca, è completamente sbagliata. Tutte hanno qualche elemento di verità. Nessuna ha la verità completa. 

Ci sono modelli esogeni ed endogeni.

Modelli esogeni: sono i dominanti e i più usati da istituzioni internazionali, banche centrali, governi. C’è una tendenza alla crescita che avviene perché avviene. C’è la produttività totale dei fattori come misura aggregata del progresso tecnologico. Una sua crescita fa allocare meglio le risorse e fa aumentare il prodotto ottenuto per ora lavorata e questo rende tutti più felici. La crescita è vista come fenomeno esogeno, che non viene spiegato ma viene preso come dato. Anche i fenomeni che interrompono la crescita si intendono come esogeni e si parla di shock, sorprese, botte. Sono classificazioni discutibili.

Secondo le teorie esogene la crescita è un fenomeno naturale. Quando la variazione è negativa è perché arrivano degli eventi dannosi danni da fuori. 

La più famosa teoria esogena, la rbc, dice che in caso di recessione non c’è niente da fare. Lo shock è temporaneo, rallenta la crescita, ma poi tutto si aggiusta da sé.

Poi le teorie keynesiane lo shock è di domanda (per qualche ragione raramente specificata la domanda dei beni che era in equilibrio con l’offerta cambia perché i consumatori si spaventano e smettono di spendere e quindi). Questa teoria derivava dalla crisi del’29, un’esperienza mai più ripetuta. I modelli danno diverse spiegazioni. La domanda si sposta per delle ragioni che girano attorno a un’idea: qualche prezzo (prezzi, salari, tassi) non si aggiusta come dovrebbe. Poiché qualche prezzo non si aggiusta, dalle recessioni non si esce spontaneamente (o se ne uscirebbe in tempi lunghi e dopo aver subito molti danni) senza interventi esterni, governativi. 

I modelli di stampo keynesiano si soffermano sull’efficacia della politica economica per riportare la domanda dove dovrebbe essere attraverso l’attenuazione dei supposti ritardi di aggiustamento dei prezzi: politica fiscale espansiva, espansione della quantità di moneta, annuncio di ribasso dei tassi di interesse, annuncio che verrà rispettato un obiettivo di inflazione ecc.

Perché i modelli di questo tipo sono insufficienti? Sono modelli che non spiegano la crescita. La produttività totale dei fattori non dipenderebbe da politiche, tecnologie, investimenti, materie prime, istruzione ma sarebbe un dato. Si prende una crescita media del pil del passato, si inventa  il concetto di pil potenziale, cioè il passato che continua. Poiché in media la variazione del pil è stata quella, dovrà essere lo stesso in futuro anche se cambiano risorse, investimenti, politica fiscale, demografia ecc. L’assunzione di base dei modelli esogeni è che il passato dura per sempre. “Non ho una teoria di perché sto crescendo. Allora se smetto di crescere è perché ci sono stati degli shock e non perché sono venuti meno i fattori determinanti della crescita”.

I modelli esogeni non spiegano nemmeno gli shock. 

Shock esterni ci sono stati. Le guerre si possono prendere come esogene. Le crisi finanziarie provocano fallimenti di molte banche che determinano situazioni di panico. Le crisi di borsa riguardano settori che vanno male e poi si estendono ad altri settori. Sono fattori esogeni? Non si sa. Parte della crescita precedente alla crisi del duemila era dovuta alla crescita di aspettative erronee. Considerazioni analoghe valgono per la bolla edilizia.

Cosa motiva l’intervento pubblico? Nei modelli di shock di domanda ci vuole intervento pubblico. Cosa lo motiva? I prezzi sarebbero sempre troppo lenti a muoversi. Non si aggiusterebbero istantaneamente. La benzina ci mette poco, i salari ci mettono di più. L’evidenza empirica suggerisce che i prezzi si aggiustano abbastanza rapidamente.

 

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