there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Torino 2016. Secondo giorno. A tutto fioretto!

UNO
È sabato. Vado a piedi. Ci metterei un’ora e dieci ad arrivare al palazzetto. Fuori è buio. Sono le sette e qualcosa. L’aria è intrisa di umidità. Il cielo è grigio. Un giorno forse potrei trovare questo ambiente affascinante. Oggi no. Mette tristezza e un po’ di insofferenza. La strada è bagnata. Avevo deciso di andare a piedi, no? Vedo un tabaccaio aperto. Compro il biglietto trigiornaliero per i mezzi pubblici. Avevo anche portato la roba per correre. Non andrò mai a correre in tutti questi tre giorni. Opto per i mezzi pubblici. Metro e autobus. Almeno così arrivo sicuramente in tempo, anche se mi perdo pezzi di città che avrei potuto conoscere camminando. Moglie ubriaca e botte piena non si possono avere. Arrivo al palazzetto. Faccio colazione in un bar. Due virgulti con delle divise da guardie giurate vedono avvicinarmi in modo sospettoso al cancello d’ingresso del Palaruffini e si muovono verso di me, dall’altra parte della cancellata, in modo sospettoso. La biglietteria aprirà tra mezzora. Torno indietro. Guardo un episodio di 3% su Netflix sul telefonino, mentre aspetto. Torno alla biglietteria. La bigliettaia ci mette dieci minuti a stampare il biglietto, già prenotato via internet. Poi mi chiede venti euro, ma avevo già pagato via internet. Poi mi verrà a cercare dentro il palazzetto perché dice di avere fatto casino. Porterà con sé una firma e il mio biglietto. Quindi mi riporterà il biglietto, che poi è un abbonamento bigiornaliero.

DUE
Così vado a vedere per la prima volta in vita mia una gara di scherma. Fioretto, per la precisione.
L’ambiente è quello cosmopolita degli sport olimpici. Atleti e pubblico sono mischiati abbastanza, in tribuna, nei corridoi e al bar.
I match sono veloci, intensi. Si può scegliere di stare a guardarne uno e poi spostarsi verso un altro settore. Dall’alto si possono anche osservare più o meno bene contemporaneamente.
All’inizio non capisco niente di come funziona il gioco. Guardo Wikipedia per ripassare le regole di base e soprattutto la storia, dove si parla anche di un certo Fiore de’ Liberi. Piano piano l’occhio si allena, si impara a guardare i fioretti, se siamo vicini si può anche vedere il tocco. Se si accendono le luci insieme o ci si distrae un attimo è difficile capire bene chi ha fatto punto. A volte sfugge quel qualcosa per cui ti sembra che abbia attaccato e toccato prima uno e invece non è così. Imparerò a giudicare meglio, con l’esperienza.
Alcune partite sono appassionanti. In quasi tutte, le atlete (oggi è il turno delle donne, domani degli uomini) urlano come delle indemoniate, dopo aver messo a segno un punto. Be’. Ne hanno ben donde. Sai la tensione, i nervi, la concentrazione: tutto che deve sciogliersi nell’attimo del colpo e in quello successivo. Solo Beatrice Monaco diceva un semplice “Sì” dopo i punti ottenuti nel match contro Alice Volpi, poi perso per 15-14 ma rimontato dall’8-14.
Come al solito è più bello vedere le gare dal vivo che in tv, anche perché non ci sono solo le stoccate da vedere, poi puoi girare e vedere più cose, puoi gustarti gli spettatori, i loro discorsi, i bambini autografisti, i bambini rompicoglioni (“Papà, guarda ha vinto la rossa!” “Eh, ci vedo anche da me!”),gli atleti che fanno il tifo per i compagni di squadra, gli allenatori che danno indicazioni (“Devi finirla. Senza ferro. Passala davanti. Vai che è il momento. Fai il controtempo. Senza gambe, senza ferro. Passa. Sei sempre avanti di gambe. È la mano che deve andare. Dai che è una tassa in attacco. Non accelerare con le gambe ma perché acceleri?”), gli arbitri che a fine gara fraternizzano con tutti.
Come al solito, tranne che per il baseball, per quanto mi riguarda, viene voglia di iniziare a praticare lo sport sotto osservazione. Dato che un altro che vorrei iniziare è la light boxe, mi sa che ho una voglia repressa di combattere senza farmi male, di combattere per finta, diciamo.
Il match del giorno sarà quello tra Olga Calissi e la campionessa olimpica in carica: lo vince la livornese, pur azzoppandosi al tredicesimo punto. Perderà poi nel turno successivo, ma alzerà il braccio a fine match, comunque.
E la Errigo? Nei primi due turni gioca da fantascienza, poi rischia grosso contro quella Harvey che l’ha battuta a Rio e che ha preso una focaccia al pomodoro proprio davanti a me al bar. Infine ha perso in semifinale contro la Kiefer, che poi ha battuto in finale la Ross, la quale aveva eliminato la Volpi.

TRE
Forse avrei dovuto scrivere di più di questa giornata dentro il palazzetto? Be’. Ho osservato, mi sono emozionato, mi sono divertito, ho scritto, ho letto, ho fatto cose, ho visto gente, invito tutti ad andare a vedere quanti più eventi sportivi live possono. Che vi devo dire ancora? Che mi sento molto libero e anche dentro il palazzetto sono stato libero di muovermi. Sarà per questo che l’evento che non mi ha soddisfatto tra quelli visti durante questi anni è stato il Golden Gala a Roma: si vede poco, quel poco male e siamo inchiodati al seggiolino che abbiamo prenotato.
Ma una volta uscito dal palazzetto e tornato in centro ho scoperto due cose: una pizzeria strabuona, da Crudo, dove gli ingredienti sono biobuonissimi, è la prima. La seconda è che avevano messo in vendita i biglietti per i mondiali di nuoto. Comprarli nel mio percorso di vagabondaggio per il centro di Torino e poi nel percorso verso casa è stato un attimo, anzi tanti attimi in cui mi fermavo, ordinavo, magari prendevo un bicerin in un bar, e poi ricominciavo a camminare. Arrivato a casa, ho scaricato i biglietti su Ibooks e su Google Drive e ora sono per sempre nei miei spazi web

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