there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Trondheim.

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16 LUGLIO. TRONDHEIM (VOTO 6,5)
Non è stato particolarmente emozionante pensare di trovarsi a cento chilometri dal Circolo Polare Artico. Sarà che l’attesa del Polo Nord non è essa stessa il Polo Nord e ne riparleremo quando faremo il viaggio nell’estermo nord. La città è descritta come vivace, dinamica, piena di giovani universitari che organizzano anche diversi eventi e festival durante l’inverno. Probabilmente adesso erano tutti in vacanza.
Meritano una visita il ponte storico di legno che conduce alla città vecchia contornato da case a punta che sembrano quelle di Bergen, il lungofiume, i giardini, la stessa città vecchia, le larghe vie dello shopping del centro, la cattedrale. Merita fare la salita alla fortezza, che, oltre a fornire la visione dall’alto della città, mette in mostra i cortili, i nascondigli, le abitazioni e le armi proprie di una fortezza.
Fatto sta che in una sera e una mattina ho girato la città due volte e ci volevo stare tre giorni. La vita animata sul lungofiume pieno di gente che passeggia l’ho solo intravista, un po’ perché deve essere periodo di vacanza e un po’ perché la sera del 17 luglio diluviava e ho benedetto l’avere l’albergo in centro e pure a due passi dalla stazione.
Nota: il prezzo dell’albergo, circa cinquanta euro, scovato su Booking, era simile a quello dell’ostello principale della città. Su Airbnb avevo trovato offerte più economiche, ma erano ad anni luce dal centro e non avevo tutto il tempo necessario per gli spostamenti.
L’hotel era il P-Battora. La camera era grande, coi suoi automatismi come la luce del bagno che si accendeva da sola. Dei fiordi c’era una foto sulla parete della camera. Dalla finestra dell’albergo sembrava di essere in un quadro: i binari della ferrovia, una specie di fortezza che spunta su un’isolotto in mezzo al mare (o a quel che è), un faro. Il tutto in una cornice fatta di silenzio totale: non si sente nemmeno il treno che passa.
La mia ossessione della vacanza ha riguardato il cibo: bisognava risparmiare il massimo possibile. Ottime notizie sono venute da Trondheim. Il supermercato Rema 1000 mi ha fornito di un’insalata di pasta a circa sei euro, la colazione con toast e succo di frutta l’ha data l’albergo facendomela trovare fuori dalla porta al mattino, al chiosco della stazione a pranzo mi sono cibato con un calzone. Per l’acqua? Borraccia, acqua del rubinetto, che si può chiedere, anzi che va chiesta (per risparmiare), anche ai ristoranti o ai locali.
A Trondheim, dunque, sono state provvidenziali la panchina per mangiare (panchine ovunque: in Scandinavia alle persone è concesso di sedersi lungo le strade) e il Rema 1000, il numero uno dei supermercati economici norvegesi insieme a Kiwi mini price. Insieme alla pasta c’era una bustina di salsa-troiaio-gialla, buona, che non è finita solo nella pasta, ma sono riuscito a salvare dalle Abominevoli Macchie i vestiti e lo zaino. Un gabbiano si è avvicinato con l’acquolina in bocca ai miei rimasugli di cibo. In questa città l’unico rumore che si sente è quello dei gabbiani e tutto ciò è bellissimo.
Persone viste.
Un uomo che stava appoggiato a un albero e indicava ai passanti la direzione in cui camminare;
gruppetti di ragazzini in giro in centro la sera, nessuno dei quali con giacconi come quello che avevo io alla temperatura di circa tredici gradi;
almeno tre uomini con le tipiche barbe alla vichinga;
turisti nei pressi della cattedrale e della fortezza;
gente sentita urlare e cantare in una casa passeggiando per il quartiere vecchio, seguendo la tradizione che i locali si ubriacano in casa e poi escono;
tre ragazze che passeggiavano sul lungofiume mentre diluviava: quella con la bici portava la bici e le altre due portavano un ombrello. A proposito: a occhio la bici è sacra. Esiste anche una scala mobile per bici;
nella salita verso la fortezza mi ha fatto compagnia un gatto e intanto una donna con scarpe da trekking è uscita di casa e un uomo, in piedi accanto alla sua auto, le ha sorriso;
uomini di colore bivaccanti in zona stazione;
due mendicanti, una donna col velo davanti al Rema 1000, e una signora anziana che mi ha chiesto dieci corone nei pressi dell’albergo;

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