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Lo stupore delle prese elettriche

Dateci l’università della California (workshop di Liberi e oltre)

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Sbobinatura. Come sia il sistema californiano lo dice in un punto Boldrin. Bisogna che torni su questo argomento con altri link e altre valutazioni. Magari anche con interviste a professori conosciuti.

Manfredi

Cosa si può fare in Italia per l’istruzione universitaria.

L’università in California è pubblica e è strutturata in modo tale che le performance quanto a ricerca e insegnamento siano di tutto rispetto.

 

Giovanni Federico,

Percorso storico dell’istruzione in Italia.

Quelli di Roars dicono che il problema è che ci sono pochi soldi. Con più soldi anche l’Italia sarebbe la California.

Per altri la ricerca italiana ha delle punte di eccellenza ma in media i professori sono mediocri, il sistema clientelare, i risultati sono scarsi. Prima bisogna sistemare le regole e poi dare i soldi.

 

È vero che l’università italiana ha pochi soldi. La spesa per l’istruzione universitaria in rapporto al pil in Italia è bassa, secondo i dati ocse.

 

 

Nel medioevo l’università era una libera associazione di professori e studenti.

Poi si è arrivati al controllo statale. C’era chi pagava gli studenti per andare all’università.

Nel diciassettesimo secolo l’università era didattica. La ricerca si faceva fuori. Marconi era un ricco proprieatario terriero che si dedicava alla fisica.

Nell’università moderna il principale scopo dell’università è quello di fare ricerca, Se i prof non fanno ricerca di buon livello non possono essere buoni insegnanti perché hanno idee obsolete. (Humboldt).

È il modello tedesco, che poi è stato adottato da tutti i paesi occidentali.

Sono supportate da 23 California State University meno rilevanti e 114 community college  professionalizzanti.

L’università italiana è antica. Nel 1970 ci sono 22 università e 100000 studenti. Da allora si è avuta un’espansione, in parte per  l’aumento della popolazione, in parte per lo sviluppo del paese che aveva più  bisogno di universitari. Nel 1951 c’erano  15 studenti per docente storicamente.

Tre caratteristiche dell’università tradizionale erano:

Gli studenti erano pochi perché l’Italia era un paese povero (pochi andavano al liceo) e l’università era aperta a chi aveva un diploma ma con restrizione all’accesso. Solo il classico poteva portare ovunque. I ragionieri andavano a economia. I diplomati allo scientifico non potevano andare a lettere. Le università erano frequentate dalla borghesia medio alta. Gli studenti avevano una preparazion comune. Il classico pre 1968 era molto impegnativo.

Tra i docenti esistevano solo gli ordinari, ancora detti baroni. Avevano tutto il potere e prendevano lo stesso stipendio al polimi e a catania. Gli assistenti erano formalmente degli schiavi ed erano licenziabili ad libitum. Poi c’erano degli incaricati. Gli stipendi erano buoni poi sono calati. L’attività professionale era libera (posso fare avvocato e professore, ma così il grosso del reddito e del tempo va nella libera professione). Gli stipendi erano determinati da rango e anzianità di servizio. Se prendevi il nobel prendevi meno di chi era entrato prima.

Venivano reclutati in modo feudale. C’era un rapporto filiale tra barone e allievo. Il barone sceglieva il suo successore alla cattedra. La commissione di colleghi della disciplina formalizzava. Il barone gli faceva vincere la cattedra dopo averlo supportato. Il concorso certificava la qualità scientifica o meglio permetteva di impedire ad altri (il concorso era libero) di vincere. Ciascun barone poteva scegliere massimo due persone. Sceglieva comunque una persona che lui riteneva decente. Il sistema funzionava male ma funzionava, i numeri erano piccoli.

 

In California la decisione è del dipartimento. Anche i colleghi di altre materie hanno il diritto di voto.

 

Nel 1968 vengono liberalizzati gli accessi. Si assiste a un  boom di studenti, raddoppiati in cinque sei anni. Tre problemi

Strutture insufficienti: le aule non c’erano, gli esami si facevano al cinema. A fronte di investimenti cospicui, questo problema oggi è stato risolto.

Sistema dei concorsi molto lento: esplode il numero degli incaricati incaricati e al posto deglli assistenti sono arrivati gli assegnisti. All’inizio la presenza di studenti non preparati (ragionieri a lettere) determinò una certa confusione. Il professore aveva competenze funzionali al sistema precedente.

Stabilizzazione dei docenti. Gli incaricati diventano associati, i precari diventano ricercatori. Le procedure di reclutamento non erano state selettive e quindi anche la qualità media era abbassata.

Si era mantenuto il principio gerarchico. I baroni hanno continuato a comandare. Gli altri erano di serie b. La capacità di reclutamento e influenza sul dipartimento restava in mano ai baroni

Aumento dei posti a concorso. Il numero dei baroni aumenta, l’università raddoppiò.  Se prima si poteva mettere un solo allievo ora c’erano cinque posti a disposizione e potevi mettere più gente. I baroni più aggressivi mettevano anche dei mediocri.

Uguaglianza tra atenei. Ok invece di dire abbiamo un milione di persone, alcune non di grande qualità, dividiamole secondo un sistema californiano con università di serie a e b si è detto facciamo l’università di massa. Per fare un sistema californiano occorreva trovare dei modi di limitazione degli accessi.

La spesa aumentò da 3mld di euro a circa 8 e ora è calata. In altri paesi è aumentata.

Problema: oltre agli investimenti per il mattone è aumentata la spesa per il personale.

I professori ordinari erano sui 5000 prima del 68 e sono arrivati a 62000 nel 2008. Poi non si sono riassunti al posto di quelli andati in pensione. Comunque il rapporto docenti studenti è passato da 15 studenti per docente a 30 per docente.

I salari sono aumentati in modo consistente per alcuni anni.

Riforma gelmini. Unica vera riforma fatta dal centrodestra. Non era ambiziosa. È stata annacquata nelle aule parlamentari. Per la prima volta si valutavano i professori. Mentre fino ad allora eri valutato solo al concorso da ordinario poi stop. Si creano piccoli scatti basati sul merito, comunque dipendenti dall’università: basta che respiri e ti diamo lo scatto.

Limitazione per gli ordinari e possibilità di entrare in commissione sulla base di produzione scientifica. Si trattava di un passo avanti.

Vqr. Valutazione complessiva della qualità della ricerca di ciascuna università. Cosa complessa. Gestita da anvur. In teoria poteva voler dire tagliare tanto i fondi se la qualità era bassa (anche 30%). Però i fondi sono calati complessivamente in quel periodo. Ci sono state regole stringenti per le assunzioni, è stato attivato il blocco degli stipendi (per quanto meno che in Spagna), le università erano legate al ministero dove venivano create le cattedre e per assumere una persona bisogna avere i soldi quindi se assumi una persona che c’è già costa poco perché già gli dai stipendi, se assumi da fuori devi pagare tutto importo, il costo dei trasferimenti è diventato elevato, ciò dà un forte incentivo già presente alle carriere interne. Un tempo prima del 68 le carriere erano più mobili, ci si trasferiva di più. Professori ostili perdevano potere in commissione, si sentivano colpiti negli status, incentivi per scatti di merito erano modesti.

Divario tra nord e sud, le uni migliori erano a nord di Roma. Gli scatti da premi e punizioni si riducono tanto che diventano ridicoli.

I prof hanno fatto movimento per la dignità cioè movimento per aumentare lo stipendio.

 

Situazione attuale.

Pro. Anche se depotenziata la vqr in qualche misura ha funzionato. C’è stato cambiamento dei comportamenti. Gente che non scriveva nulla è scomparsa, al limite si fa pubblicare da un coautore. Miglioramento dei reclutati e della presenza nelle pubblicazioni internazionali. Il barone può scegliere tra il pool più ampio che potrebbe anche trovarsi all’estero ecc.

Contro

Si è creata una burocrazia complessa per i professori. Si stampano grandi quantità di carta. La maggioranze dei professori è ostile alle valutazioni. C’è un clima di restaurazione. Valditara, professore di storia del diritto romano, era un senatore di AN che aveva annacquato la riforma Gelmini e è stato nominato dal precedente ministro dell’istruzione come direttore generale delle università.

Sognare la California è impossibile

 

Alfonso Fuggetta, polimi

Intervento statale per i fondi è possibile.

Il polimi funziona bene.

L’università italiana ha due grandi problemi.

Disomogeneità. Ci sono realtà completamente diverse. Ci sono bravi ricercatori e professori in Italia ma c’è disomogeneità.

Poi c’è discrasia tra mancanza di valutazione e competizione e mancanza di risorse. La vera sfida è mettere le risorse con regole nuove.

Il MIT ha quattro volte meno studenti del polimi, stesso numero di personale non docente uguale, numero analogo di docenti, ma il mit ha 3,2 miliardi di finanziamenti e il polimi 400 milioni

Se i cervelli fuggono sono stati anche formati in Italia. Ci sono pochi laureati e forse non troppe università. Non esiste solo la raccomandazione come forma di assunzione.

Le nostre regole sono bizantine. È giusto che ogni università si scelga i suoi professori. La differenza è che in California questo processo è trasparente attraverso le raccomandation letter. La cosa è istituzionalizzata. Chi sceglie un buon ricercatore è partner con altri buoni ricercatori. In italia si nascondono i fatti,  il problema è l’ipocrisia. La virtù non si impone dall’alto con le regole ma si pratica. In america le buone università candidano e incorporano e vivono i principi della meritocrazia.

È vero che spendiamo poco ma soprattutto abbiamo delle regole folli.

Devo dare 200 euro a chi mi ha aiutato a correggere i compiti. Di tasca mia. Per corso di informatica del primo anno. Devo fare un bando perché ci sono le truffe. Passiamo il tempo a fare carta per evitare le truffe e poi le truffe ci sono lo stesso.

Abbiamo pochi laureati. I lavori belli chi li crea? La bassa scolarità crea lavori ad alta scolarità? Chi crea produttività e valore aggiunto?

Tutti fanno giurisprudenza, ma quanti avvocati e quanti ingegneri servono al distretto industriale di Como? Abbiamo chiuso giurisprudenza al polimi.

Il  Mit riceve l’80% dei fondi dal pubblico. Andate sul sito. Ci sono i fondi della ricerca

 

Non abbiamo potenziato le scuole a valle delle superiori, gli istituti tecnici superiori. Gli equivalenti dei college italiani. Bisogna investire, non nascono da soli.

Non basta mettere più soldi, dobbiamo cambiare le regole, possiamo cominciare. Cambiare le regole da sole o mettere soldi e basta no. Un’operazione così non l’ha fatta nessuno. O si danno i soldi in modo clientelare o si taglia perché sono corrotti ecc.

Dobbiamo introdurre competitività, concorrenza, meritocrazia, valutazione (non guidata se no basta cambiare i criteri di valutazione) però spendiamo meno anche in formazione.

Dobbiamo investire in edilizia scolastica, i ragazzi devono essere contenti di andare a scuola in begli edifici.

Dobbiamo investire in ricerca e innovazione.

Chi andrà a lavorare in internet 5.0 se non abbiamo le competenze giuste?

 

Manfredi

Perché nella società italiana c’è paura della varianza dei salari? Perché il prof più bravo deve essere pagato con regole legate all’anzianità? Perché si ha paura della competizione interna all’organizzazione?

 

Boldrin.

Ci sono scarsità di risorse e regole folli e vanno cambiate.

Le riforme si fanno quando gli interessi interni si allineano alla riforma.

Se guardo a prof, amministrativi, studenti, la grande maggioranza è contraria alle riforme (a parte quelle dei soldi che vanno bene anche a chi ha lo studio da ingegnere o avvocato o commercialista ecc).

Ci sono dei gruppi coscienti del problema, altri stanno in istituzioni di prestigio che funzionano a livelli accettabili o perfino eccellenti ma sono minoranze.

Non si può imporre una riforma dall’esterno ammesso che ci siano volontà politica e popolare a farla, se l’interno non la vuole.

Il ritardo complessivo del sistema universitario, delle superiori e della pa sono tuguri che fanno declinare il paese. C’è una piccola sfera di eccellenza al nord.

Ci vuole un consenso capace di gestire e imporre una riforma che dia aumento di risorse e cambio di regole.

Ogni anno che passa il ritardo di ricerca, cultura, scienza, innovazione, progresso aumenta.

Le valutazioni deve farle il mercato. La unical non ha lista di riviste, non ha baruffe settimanali, non ha anvur. Valutazione per puntini è folle. Unical funziona perché le università competono tra di loro, compete con altre uni pubbliche di altri stati che hanno sistema proprio. Così ucla compete con uni of texas, uni of michigan ecc tutte pubbliche. Compete anche con le private come stanford o chicago o harvard princeton ecc.

il team di social science a ucla ha un budget e quel budget lo deve far funzionare perché alla fine il suo stipendio la sua carriera il suo status dipendono dal fatto che i dipartimenti di storia, sociologia, pol sci, economia, attraggano studenti e finiscano nei diecimila ranking pubblici, quelli del prestigio, prestigio anche tra gli annales (gli ex studenti, che sono così contenti da aver studiato da te che ti mandano donazioni e sono tutti contenti quando glieli chiedi o quando tornano da te).

 Quel meccanismo di competizione, difficile da costruire perché in italia non si accetta, ha fatto sì che berkeley e ucla competono con tutto il mondo. C’è un criterio interno meritocratico che misura il risultato di quelle competizioni. Mix di prestigio e soldi.

Questo sistema di valutazione non è perfetto ma i sistemi perfetti non esistono. Si aggiustano. Anche lì ci sono baruffe e discussioni. Chi decide l’aumento di stipendio di tutti i prof? I professori stessi. I dipartimenti funzionano come cooperative. La dean, che a sua volta compete con altri dean, riceve un budget dal promos, a inizio anno e dice “l’aumento del budget per il tuo dipartimento quest’anno è il 5%. Mandami la tua proposta di budget per la parte che va a salario dei prof e altre spese, segretarie, tecnici, student ecc. Quando devo decidere se devo dare o no un aumento e a chi, faccio un giro basato sulla fiducia e sulla reputazione. Prendo i miei 30 colleghi, gli dico cosa hai fatto, poi chiedo cosa hanno fatto gli altri, mi assumo la responsabilità e verifico se quello ce l’ha con l’altro o non l’ha citato ecc.. Poi al dean mandi una roba: questi quattro sopra la media, questi x, questi zero, questi meno tre per cento. Poi si incazzano? Certo”.

 Il meccanismo è imperfetto ma funziona. Cosa genera? Enormi differenze. Lo stipendio medio in rapporto al pil del corpo docente, a parità di status nella unical di lusso, nel 2009, era leggermente superiore (molto superiore in termini reali se rapportata al pil) a quella dell’uni media italiana. D’altra parte lo stipendio medio nei dipartimenti di economia e ingegneria era 3 o 4 volte quello di alcuni dipartimenti di humanities. Una collega di prestigio a ucla (o da altre parti anche a washu) oggi (lasciamo stare le superstar che prendono 800 000), in media prende 300 400 mila lordi l’anno più un 12% di contributi pensionistici e assicurazioni sanitaria. Si è assunti per 9 mesi, gli altri 3 puoi prendere altri stipendi, ci sono dei limiti. Uno ha un load di due corsi e sono 60 o 90 ore di insegnamento e committees, dottorati ecc. Un altro insegna 8 o 9 corsi e ha uno stipendio che si aggira sui 200 000 euro. C’è grande variabilità-

 

Andate su Chronichle of higher education, un database che riporta tutte le statistiche di uni usa

 

Questo è il prodotto di valutazioni, sia pure imperfette, create da questi meccanismi di mercato pieno di regole, di controlli, di autodisciplina, di fallimenti, che va accettato culturalmente. Occorre accettare che il prodotto educazione e ricerca non è tanto distinto dal prodotto macchina. È più complicato, ci sono più asimmetrie informative. Se cerchi di centralizzare il sistema di valutazione soffri del caso tipico che il maneggiatore centrale non è in grado di maneggiare tutto.

Occorre sostituire anvur con competizione ben organizzata.

Poi oltre ai problemi culturali poi ci sono quelli legali come quello di togliere lo status di funzionario pubblico ai docenti. Essere funzionario pubblico implica che tutti dobbiamo prendere lo stesso stipendio e tutto il resto segue. Devi accettare che esiste caltech , il posto dove il più stupido ha qi 140 e fa il portiere, e il posto tipo community college con gente meno capace ecc.

Così come accettiamo che maradona era maradona e io una schiappa, dobbiamo accettare che anche per insegnare, apprendere, diventare un ingegnere conti l’individualità. Si deve sfatare Il mito secondo cui va bene fare i ranking di bellezza, di forza, di chi gioca meglio ma saremmo tutti intelligenti uguale, tutti premi nobel uguale.

 

Manfredi

Eh sapete come funziona in italia, si va per clientelismi favoritismi rapporti personali. Come si superano queste cose? Con meccanismi di mercato e di incentivazione? Non si può fare questo in Italia perché?

 

Federico

Il problema è che i professori italiani non accetterebbero quella cosa californiana,

Studenti.. Il sistema crea ottimi studenti nella parte destra (quelli bravi) ma anche un enorme numero di abbandoni. A Pisa economia il tasso di abbandono è il 30%. Magari quelli che escono sono bravissimi.

Stipendi dei professori italiani. In termini netti si guadagna all’inizio 1800 e si può finire con prof ordinario con grande anzianità sui 4500 4700. Poi se fai avvocato o ingegnere è diverso. Se fai economista o letterato non prendi molto. Rispetto a estero. Forse molto rispetto ad altri lavori.

La vqr è un sistema che riduce il clientelismo (specie in econonia e  ingegneria) perché è basatao su pubblicazione in riviste internazionali. È più difficile pubblicare su riviste internazionali è più difficile farlo su basi clientelari. La vqr non funziona a lettere perché non ci sono riviste internazionali.

 

 

Fuggetta  La selezione dei professori è ovunque in tutto il mondo per cooptazione. Non per scelta di una commissione a Roma che garantirebbe la qualità e poi tanto si mettono d’accordo. Ogni uni sceglie i suoi ma ne risponde. Aumentiamo i fondi, tutti i fondi che mettiamo in più li mettiamo su base competitiva e valutativa e diamo la responsabilità alla gente di fare cosa vuole. Quindi se fai schifo ti tieni i tuoi soldi e sopravvivi. Quelli bravi si prendono i soldi in più.

La valutazione chi la fa? Una commissione o il mercato?

Boldrin I laureati del polimi sono riconosciuti bravi: è una delle valutazioni di mercato. La valutazione la fanno le aziende e quindi si fa fuori dall’uni. Oggi la uni si auto valuta, anche nella migliore delle ipotesi (anvur vqr). La valutazione è suscettibile di cattura interna, della lobby dei prof. Ci vuole una scelta totale: o dentro o fuori

Fuggetta.

Se hai fondi statali da redistribuire, usali e fai qualcosa. Per quelli sulla ricerca tutto è competitivo. Ora definiscono nuove regole di concorso, ancora. Ogni uni si nomini chi vuole. Vuoi nominare il nipote? Fai cosa vuoi. I tuoi risultati sono di un certo tipo? Li paghi. Fare le commissioni nazionali per decidere chi sono i prof di roccacannuccia è un retaggio del passato. Paghi se fai errori, guadagni se fai scelte giuste, come fa ucla.

 

Boldrin. Gli studenti le valutazioni le fanno col borsellino, con le donazioni quando si laureano, con le gambe quando scelgono dove andare.

 

Fuggetta.

Abbiamo un problema di indirizzamento degli studenti, di ausilio. Poi scelgano cosa vuole. Ci deve essere consapevolezza. Chi fa ingegneria trova lavoro entro sei mesi. Intanto sappiatelo. Potenziamo gli its. Aiutiamo gli studenti a capire che se vuoi fare filologia antica uno troverà lavoro e due no.

 

Boldrin.

La struttura uni, i prof ecc, sono fornitori di servizi e dire io sono in grado di fornire la lezione a 1500 persone. Perché il post estate della maturità è il periodo di follia in cui i ragazzi fanno i test? Usate l’ultimo anno in modo formativo, si preparino e facciano domande dove vogliono andare. Il personale amministrativo non è che si ammazzi di lavoro: potremmo usarlo per guardare le domande, fare esami attitudinali intermedi (non è detto che il metodo anglosassone facciamo tutto su carta sia il migliore).

 

Fuggetta. La domanda è: offriamo una capacità formativa corrispondete ai bisogni del paese? Secondo me se andiamo a fare i conti scopriamo di essere sottodimensionati. Abbiamo un carico di studenti su sedi che non funziona. Magari c’è un problema di distribuzione geografica. Forse abbiamo poche uni.. Noi abbiamo problemi di aule. Vediamo se servono più aule, più uni. Ma non “prendiamo chiunque ovunque”.

 

Fuggetta.. Finanziamenti di mit a industria (o viceversa?) sono il 21%. Il tessuto industriale è fatto di pmi. Non è cattiveria. Dobbiamo aiutare le pmi a crescere. Quanta attività di ricerca potrà fare? Quanti laureati stem potrà prendere? Iniziative uni imprese le facciamo ma poi devi anche avere imprese. Facciamo dei corsi. Tipo food engineering su spinta delle imprese. Poi discutiamo a cosa serve. Problemi veri: qual è la struttura industriale del paese? Poi l’uni deve rispondere e sostenere. Però chi assume là? Stanno assumendo? Dove vanno i nostri laureati?

Più piccole sono più fatica fanno, meno innovano meno possono assumere laureati.

Il mestiere dell’uni è comunque fare ricerca, da lì nasce la conoscenza, poi si hanno anche rapporti con imprese

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