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Lo stupore delle prese elettriche

Uno stato spargisoldi alle imprese

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Da “La lista della spesa” di Carlo Cottarelli

I trasferimenti alle imprese alterano il funzionamento dei meccanismi di mercato. Eliminarli vuol dire mettere le imprese tutte allo stesso livello, non distorce la concorrenza.

Nel 2013 le pa italiane avevano stanziato 32 miliardi per trasferimenti.

Esistono trasferimenti senza contropartita e con contropartita.

Alcuni trasferimenti sono prestati in cambio di servizi erogati da imprese pubbliche. Altri sono contributi per investimenti per costruire infrastrutture.

Se il trasferimento è con contropartita il servizio acquistato o l’investimento finanziato sono utili? Il prezzo pagato è quello giusto?

Se il trasferimento è senza contropartita esistono motivi validi per incentivare una certa attività economica?

In alcuni casi è spesa, in altri è prestito, in altri è garanzia su prestiti erogati da banche. Ciò che non è spesa non influisce sul deficit.

Alcuni sono non aggredibili perché relativi a contratti stipulati in passato.

Per alcuni trasferimenti gli stanziamenti di bilancio (cioè la spesa che può essere effettuata) vengono decisi anno per anno. Bisogna vedere se nel nuovo bilancio queste spese ci sono e se sono più elevate. Se ci sono nuovi stanziamenti, di importo inferiore a prima, allora c’è stata una riduzione di spesa.

Poi ci sono i fondi di tesoreria, per incentivi ed emergenze.

Inoltre ci sono agevolazioni fiscali fatte per favorire gruppi di imprese. In alcuni casi si concedono crediti di imposta, in altri si stabilisce che qualcuno pagherà meno tasse.

Ci sono poi trasferimenti a ferrovie, poste, anas per contratti di servizio e investimenti.

Ci sono trasferimenti a imprese per forniture militari.

Ci sono contributi per investimenti pubblici passati o correnti come il mose.

Ci sono crediti di imposta per le banche.

Ci sono trasferimenti agli autotrasportatori, compresa la detassazione del diesel (si incentiva un eccesso di trasporto e il trasporto su gomma).

Ci sono trasferimenti alle aree svantaggiate del paese, che di solito non incentivano lo sviluppo di queste zone.

Ci sono trasferimenti ed elevate agevolazioni fiscali all’agricoltura.

Ci sono fondi per l’istruzione privata.

Ci sono traferimenti a giornali e televisioni private, anche per finanziare il prepensionamento dei dipendenti dei giornali (mentre per i bancari i prepensionamenti sono stati a carico del settore).

Ci sono soldi per il cinema e spettacolo (i bei film magari sarebbero stati prodotti lo stesso, no?)

Ci sono soldi dati all’ippica.

Gli unici che stimolano effettivamente l’attività economica, i trasferimenti a favore della ricerca, sono all’ultimo posto.

I trasferimenti al sistema ferroviario sono stati negli ultimi due decenni più alti del 50% rispetto alla media dell’unione europea.

I trasferimenti sono troppi se portano a investimenti non necessari, come sembra essere quello per il terzo valico in Liguria.

L’alta velocità è probabilmente la migliore di Europa ma forse è costata troppo e l’investimento è giustificabile solo nelle tratte più battute.

Se i biglietti costano poco l’utenza (anche quella che potrebbe permetterselo) paga meno di quanto potrebbe per coprire i costi di produzione.

Le tariffe ferroviarie sono 4 euro per passeggero km, meno della metà di Germania e Francia, meno di un quarto delle medie in Gran Bretagna, dove i viaggiatori pagano la quasi totalità del costo dei servizi.

Il carico per il contribuente per il trasporto ferroviario sarà eccessivo? Ridurlo vuol dire fare meno investimenti e aumentare le tariffe? Non si potrebbero ridurre i costi di produzione, comunque?

Ci sono poi i trasferimenti alla Rai.

La Rai potrebbe ridurre i costi? La rai ha 12500 dipendenti contro i 4700 di Mediaset e i 4000 di Sky. Ha 1750 giornalisti contro i 300 di Mediaset e i 181 di Sky. Ha 700 dirigenti contro i 350 di Mediaset e i 120 di Sky.

La Rai ha anche l’obbligo legale di avere sedi in ogni regione.

Ci sono poi i trasferimenti alle regioni e agli altri enti territoriali.

Spesso sono tasferimenti alle partecipate.

Ci sono anche spese cofinanziate dall’Unione Europea. Anche l’, cattivi progetti potrebbero essere sostituiti da nuovi progetti.

Agevolazioni fiscali. Se si applicassero le aliquote standard alla base imponibile di ogni tassa si recupererebbero più di duecento miliardi.

Si può avere un’aliquota iva? Delle aliquote iva più basse beneficiano anche i ricchi. Poiché i ricchi consumano più dei poverii ricchi sono quelli che beneficiano di più delle aliquote agevolate. Megli osarebbe per i poveri se l’aliquota fosse la stessa per tutti e il ricavato fosse usato per interventi mirati a favore dei poveri veri. Avanzerebbero anche soldi per ridurre le tasse di tutti.

 

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