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Lo stupore delle prese elettriche

Viaggio a Napoli 2022. Prima parte

CAFFE’ AL GAMBRINUS.

 Il primo caffè bevuto a Napoli non si scorda mai. Soprattutto se è preso allo storico Gambrinus, luogo pieno di eleganza e storia. L’aroma del caffè si spandeva nell’aria del bar. Vista la fila pensavo di dover aspettare di più. Il barista a un certo punto mi ha comunque detto:”Sì, già, lei ne vuole sempre uno, vero?”. Il primo barista a cui mi volevo rivolgere è stato invece impegnato a preparare uno spritz e metterci un quarto d’ora. Come è chic andare in bagno da Paskowski a Firenze lo è andarci al Gambrinus a Napoli. Il caffè si è rivelato il migliore (ex aequo con quello del Mexico) preso in città: forte e intenso. Voto 9.

CAFFE’.

 Mexico Cafè in piazza Dante. Manca l’aroma che si spande nell’aria ma il caffè è fortissimo e buonissimo. Alla pari come bontà con quello del Gambrinus. Viene servito più caldo che al Gambrinus, dove forse non hanno tempo per fare aspettare che la gente lo faccia raffreddare. Peraltro il caffè sembra che si debba bere in un sorso, bollente, in tazza bollente dopo aver bevuto un po’ di acqua.

Dei bar consigliati dalla guida del Touring ho visitato solo il Mexico e il Gambrinus.

Ci sono anche dei locali dove il caffè non era niente di diverso da quelli bevibili ovunque però la maggior parte ha servito caffè buoni, caldi, più o meno forti. Il barista di un locale vicino casa ha visto che mi sono scolato in un sorso il bicchiere d’acqua e mi ha detto:”Tenevi sete?”più altre frasi in napoletano stretto che non ho capito.

Due volte sono incappato nel “caffè come rito”: ordinalo, prendi una pasta, mettiti a sedere, aspetta che te lo faccia dopo che tu hai mangiato, rilassati, te lo porto, gustalo. È successo in un bar vicino a casa e in un bar in piazza Vanvitelli dove il barista mi ha anche suggerito quale pasta con crema e amarena prendere: suggerimento eccellente anche se non so se quella che avevo scelto di primo acchito io sarebbe stata migliore o peggiore. In generale voto al caffè servito a Napoli: 8,5

PIZZA.

Impasto morbido, mozzarella gustosa, pomodoro saporito. Il tutto si lascia mangiare da sé anche se di solito nel resto del mondo preferisco la pizza bassa a quella alta. Sono state eccellenti le Margherite di Sorbillo e Del Presidente in via dei Tribunali. Sono riuscito a mangiarne anche una fatta a portafoglio, da tenere in mano magari camminando, dopo che il primo tentativo in via Toledo era fallito un po’ perché non capivo come andava mangiata e un po’ perché il pomodoro sembrava appena uscito da un’eruzione del Vesuvio avvenuta per l’occasione. Non ho visitato le altre pizzerie suggerite dalla guida, tra cui Attilio in via Pignasecca e Di Matteo in via dei Tribunali. È stata buona ma non eccezionale la Margherita di Donna Sofia in via dei Tribunali e abbastanza deludente (acida e poco saporita) quella della pizzeria Port’Alba. Voto alle pizze di Napoli in generale: 8,5.

ALTRA CUCINA

Non è che uno va a Napoli solo per mangiare e ho anche fatto più che altro degli spuntini visto che avevo da camminare e guardare cose e visitare posti per ore e ore e non avevo quasi mai molta fame e quasi sempre molta stanchezza a fine giornata e non avevo mai tempo da perdere per fermarmi più di qualche minuto per mangiare. La città spinge a muoversi più che a fermarsi, forse. Non ho visto locali che invitassero a fermarsi. Forse fuori dal centro, dove infatti al bar sono stati più lenti e hanno fatto osservare il rito del caffè. In centro invece si cammina e si mangia mentre si cammina: sarà che a prezzi molto bassi ti offrono tutto alle bancarelle fuori dal locale e con un crocché (8) o una pizza fritta (8 se dentro c’è roba che ti piace e molte erano con la ricotta dentro e io le scartavo) o una frittatina di pasta (pasta con piselli, besciamella, carne cotta e fritta da tenere in mano e gustarsela, voto 8,5)  o un cuoppo di pesce (7,5 da Pescheria azzurra in via Pignasecca) o di carne (6,5 da La Passione di Sofy in via Toledo) o un cuoppo di mozzarelline o un secchiello di mozzarella o un piattino di mozzarella (9)  o una pizza a portafoglio (buonissima ovunque una volta che impari a tenerla in mano o che te la servono in modo che tu possa tenerla bene in mano). Oltre al salto c’è anche il dolce che spunta ovunque: babà (7,5, di solito non mi piacciono molto ma invece li ho trovati delicati. Poi c’erano quelli farciti ma non li ho presi), sfogliatelle ricce o frolle e di solito calde. In Galleria Umberto Primo davanti alle “Sfogliatelle di Mary” c’è la fila fissa e io ci ho rinunciato. Altre file fisse sono davanti alle pizzerie famose e ai locali di via Toledo, via dei Tribunali, via Pignasecca e piazza Trento e Trieste.

La guida segnalava, oltre ai caffè, alle pizzerie e allo street food, anche locali dove mangiare il pesce o la cucina tipica napoletana “calda” ma già faceva caldo fuori quindi figuriamoci se avevo voglia di un ragù o di ziti alla genovese o di parmigiana di melanzane. Ci tornerò magari d’inverno per sperimentare. Oppure in altre estati quando avrò voglia di fermarmi nei ristoranti e nei locali del lungomare, più chic e più tendenti a “mettere a sedere le persone” anziché a fornire cibo da gustare per la strada. In realtà ci sono ovviamente le sale interne anche nei locali delle vie centrali, ma come detto questa città mi ha spinto a muovermi costantemente anziché a fermarmi.

Voto allo street food 9 anche per i prezzi: due euro la pizza a portafoglio, due euro e cinquanta la frittatina di pasta, da tre a sei euro le mozzarelle, due euro la pizza fritta, un euro i crocché.

MOZZARELLA

Ovunque buone, ovunque saporite, ovunque ti danno i piattini (come in un negozio di alimentari a Forcella o in un locale dedicato a lei in via Pignasecca o un altro in via dei Tribunali). C’è anche il ristorante “mu mozzarella” nel lungomare. Voto 9 come già scritto sopra: sia alle mozzarelle di bufala che alle fiordilatte. Sarà che saporite così non si trovano facilmente nel resto d’Italia.

BAMBINI

Gli scugnizzi dei film. Girano per casa e fuori in mutande. Dicono “Mammina mi son pisciato sotto” oppure vengono chiamati da una signora che urla dal balconcino. Li ho visti due volte: a Forcella e in uno dei vicoli centrali.

SICUREZZA

Non ho mai avvertito sensazioni di pericolo. Per quanto abbia sentito di un furto mentre ero in via Toledo e di una ragazza scippata di sera. La signora che mi ospitava mi ha detto di fare attenzione a non far vedere banconote di elevato valore o zaini vistosi perché Napoli è una città difficile con dei ragazzini che si intrufolano.

Comunque “L’importante è non lasciarsi coinvolgere”, “Se vedi qualcosa di storto gira e vai da un’altra parte”, “Chi si fa i fatti suoi campa cent’anni”.

VICOLI E DOPPIA FACCIA DELLA CITTA’ STORICA

Napoli ha un che di Genova. Anche per i vicoli. Non so perché, da amante dei vicoli, questi non mi abbiano spinto a passeggiarci. In alcuni casi sono state la guida o Google Maps a portarmici. Ci sono i vicoli pieni di trattorie, quelli vuoti e desolati, quelli pieni di gente e locali. I quartieri spagnoli sono il regno dei vicoli. Si passa da luoghi che sembrano chic a luoghi che sembrano malfamati, da luoghi con palazzi belli e vistosi a case che sembrano catapecchie e con teli a discesa sui balconcini per evitare che si allaghi la casa. Basta pensare al passaggio da Pendino Santa Barbara a Corso Umberto Primo. C’è spesso gente che urla, ci sono costantemente motorini che viaggiano, la notte i quartieri si animano di movida giovane. La doppia faccia della città? È il passaggio tra ricchezza e povertà, magnificenza e decadenza, miseria e nobiltà, che si avverte soprattutto nei quartieri spagnoli ma anche spostandosi dietro il lungomare o verso Forcella. Passaggi simili li ho visti anche in altre città di mare, come Lisbona. I vicoli sono sia una difesa che una necessità in posti che dovevano essere costruiti in verticale (il mare davanti, le colline subito dietro) e a difesa dai pirati.

VOMERO, POSILLIPO E LUNGOMARE

Il Vomero è un quartiere a sé, abbastanza centrale, con il suo centro. Elegante, moderno. Posillipo rappresenta l’anima chic e ricca della città. Il lungomare è bellissimo grazie al mare ma anche ai suoi grandi palazzi, i suoi giardini e anche i suoi ristoranti e locali da movida. Marechiaro è un borgo già forse troppo conosciuto ma comunque incantevole per la vista sul mare che la domenica in cui ci sono stato era di un blu più blu. Inoltre c’era gente a prendere il sole su un lido stretto e scoglioso, ristoranti che stavano aprendo, barcaioli che trasportavano persone, due uomini che giocavano a carte in un tavolino messo in mezzo alla strada.

La passeggiata di ritorno da Posillipo a Chiaia mostrava anche il verde degli alberi e dei giardini, l’azzurro e il bianco del cielo e le forme del Vesuvio e delle isole, in particolare Capri. Una Napoli da cartolina. Dal Vomero alla riviera di Chiaia che non vuoi fare la bellissima discesa a mare attraverso la Calata di San Francesco, poi? Con le sue strade strette, le sue case colorate e il mare che piano piano (in una mezzoretta di cammino) si avvicina e si raggiunge?

Riassunto delle camminate di domenica 18 settembre: Vomero – Calata di San Francesco – Riviera di Chiaia – Parco Vergiliano – bus fino a Posillipo poi di nuovo a piedi: Posillipo – Marechiaro – Posillipo – Piedigrotta – Castel dell’Ovo – piazza del Plebiscito – via Toledo – piazza Dante – via dei Tribunali – cena- piazza Dante – metro.

PARCHI, TOMBE E INDICAZIONI TURISTICHE

Il bosco di Capodimonte e la salita ai Camaldoli li ho mancati. Il parco sommerso di Gaiola pure. Il sabato, nella prima passeggiata per il lungomare, da Castel dell’Ovo a Piedigrotta e ritorno, ho mancato anche il parco vergiliano, che ho fatto la domenica limitatamente alle tombe di Leopardi e Virgilio. Ma che saranno davvero lì dentro? “Sempre cara mi fu quest’erma tomba”. Né il parco né la tomba sono molto segnalati, nelle guide o in loco.

In generale non ho notato molti segnali turistici. Anche le chiese non sono molto indicate per la strada. Ce ne sono tantissime, in realtà. Così come ci si può sbizzarrire nei castelli o in qualche museo.

CLACSON

Il rumore di fondo di Napoli è quello dei clacson. Non solo di fondo: tutti suonano i clacson ovunque. Manca solo che lo faccia la gente a piedi con delle trombette apposite: nessuno noterebbe la differenza.

MOTORINI

Il mezzo di trasporto dei napoletani per eccellenza: sono ovunque. Dietro, davanti, sopra e sotto di te: ovunque.

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