there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Viaggio a Boston (prima parte.)

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Boston Prima parte, dove si fanno esempi della gentilezza e la spontaneità delle persone.
Il signore che ci vede alle prese con cartine e guide alla South Station e ci porta a un banco informazioni. Inoltre ci dà l’ottimo suggerimento di andare in Copley Square in quella giornata di pioggia.
I tre signori che ci indirizzano verso la Finish Line della Boston Marathon e per assicurarsi di non averci dato un’indicazione sbagliata, ci accompagnano per un tratto di strada.
La ragazza che non sa dove sia Dudley Square (ma ci prova:”Dudley, uhm, ehm, oh shit I don’t know) e allora vede dei ragazzini che passeggiano e urla:”you guys, Dudley Square, anybody knows?”
La commessa del fantastico negozio di dischi, musica, libri, fumetti, gadget e puttanate chiamato NewburyComics in NewburyStreet che dice che lì non hanno gli accordatori di bassi che stavamo cercando, ma possiamo andare in un negozio di strumenti musicali lì vicino (Guitar Center, Massachussetts Avenue) e perde tempo a cercare l’indirizzo per noi.
I commessi del negozio di Marathon Sports che non premono per gli acquisti, anche perché li facciamo (le magliette Boston Strong sono un supporto per gli incidentati per la maratona di due edizioni fa,) ma si congratulano per la nostra partecipazione alla NYC Marathon, si ingegnano a farci avere l’informazione sui tempi di qualificazione alla Boston Marathon e poi vabbe’ scherzano chiedendomi se sono tornato sui miei passi mentre stavo per uscire a causa del nuovo brano musicale trasmesso dalla radio che fa da colonna sonora là dentro.
La signora anziana che mi cede il posto in bus dopo aver visto le mie valige e tutti quelli che mi tengono le porte aperte per farmi passare più agevolmente il giorno della ripartenza.
La donna che non sa dove sia Dudley Square ma si complimenta pure lei per la maratona: anche lei l’ha fatta due anni fa.
La ragazza che è a giro in zona portocon le amiche e ci chiama, vedendo lo zaino con la scritta NYC Marathon di Silvia Borselli. “Ehi! You did it? I did it, too. Great!”
Le cameriere che acconsentono a caricare il cellulare nei loro locali, laddove le prese non sono disponibili immediatamente, come avviene invece in molti locali, Starbucks per primo.
La proprietaria della casa presso cui alloggiavamo. Ha voluto la foto con lei e suo figlio con noi (io e Silvia) con la medaglia al collo. Ha voluto metterla lei. Ci ha parlato del suo desiderio di venire in Italia, che si realizzerà a dicembre. Ha abbracciato Silvia per salutarla.
Gli stessi amici bostoniani di Silvia, con cui pranziamo la domenica e che ci pagano il pranzo e ci riportano a casa.

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