there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Volevano solo salvare il mondo (quinta parte.)

| 0 commenti

Esco e, dopo aver visto un po’ di campagna clima, dico a tutti la stessa cosa:

“Ho riscoperto GP e le motivazioni. Sono carico a bestia. Dobbiamo sbattere sul viso delle persone la realtà”.

Parlo un po’ con Daniela che è preoccupata per l’andamento del gruppo, ma cerco di tranquillizzarla e comunque sono convinto che ce la faremo a motivare tutti.

“Federica è una grande! Dobbiamo sbattere sul muso della gente la realtà!” Ribadisco a Marco.

“Bene, ma perché sei così emozionato?”

“Ah, come?” Sto per negare, come ogni volta mi dicono “perché sei” o “tu sei”.

“Sei rosso, con gli occhi spalancati e luccicanti.”

“Autorita non servono, i politici sono deficienti e nelle aziende stanno persone di merda e noi li sputtaniamo perche per noi e i nostri interessi sono delle merde. Mi piace, mi sento rinvigorito da questi discorsi. Anche perché confermano i miei motivi per essere in gp. La concorrenza, la crescita, anche la produzione in Cina, la competitività, lo sviluppo sostenibile, il mercato non sono demonizzati. Non si cerca di risolvere tutti i problemi del mondo, ma alcune questioni specifiche. Si cercano argomenti e numeri. Ci sarà anche un po’ di prevenzione e di pregiudizio, ma non più che da altre parti e comunque per combatterli occorrono altri argomenti e numeri, non chiacchiere.

Le mie tasse le darei a gp e non allo stato che dovrebbe risolvere queste questioni (bonifiche dei siti inquinanti qualora le aziende siano fallite).  Oltre il rifiuti zero, che parte da noi e per il quale dobbiamo premere. Anche andando oltre. Anche cercando di raggiungere l’impossibile, almeno come punto di partenza, anche oltre la ragionevolezza.

Ecco perché sono in gp. Molto di questo c’è nel  video di Pioltello Rodano.”

Torno un attimo in camera. Scendo di nuovo. Parlo un po’ con Maria Chiara di Roma.

Parliamo dei rispettivi gruppi, della possibilità di fare più attivismo lasciando il coordinamento e della indistrutta motivazione a restare dentro l’associazione. A un certo punto cerco di chiudere la conversazione, come se non volessi che legami superificiali, ma sono contento che lei intenda continuarla.

Incontro I riminesi e ci offriamo delle birre. Noemi mi dice che vuole partire dalla scuola di giornalismo e finire su Rolling Stone. Viviana e Roberta mi chiedono ancora della bottiglia. Mi dico di non assillare Roberta come l’anno scorso. Scopriamo che gli uomini col gilet sono nostri amici. Sono I baristi che ci tengono da parte le nostre birre.

Ceniamo senza alcool. Io mi sposto dai miei gruppi e mangio coi pescaresi. Il riso è accettabile, il resto no. Mi fanno parlare con Angela. La conversazione svicola su Zeman e sul calcio. Dico a Micaela dello Skill Share. I campaigner non potranno venire, ma a lei piacerebbe comunque essere informata.

Finisce la cena e andiamo a vedere un video, chi vuole: Mind the Bomb. Qualcuno si lamenta del posto o della logistica.

 

Incontro Noemi:”Ho scoperto il tuo lato nascosto. Be’. Mica tanto nascosto.” Vuole fare la giornalista. Andare a New York e scrivere per Rolling Stone. Sono tutti sostenibili? Cerchiamo di esserlo. Poi nasce la discussione: avere posti più ecologici, con raccolta differenziata, ma saremmo in pochi. Fare un’unica camerata, ma non saremmo lucidi se dormissimo per terra. Tutti si preoccupano della raccolta differenziata e ci viene detto che se abbiamo portato delle bottiglie dentro, dovremmo riportarcele a casa. Qualcuno propone uno streaming live per gli altri dei gruppi, ma si rischierebbe di dover fronteggiare continui blocchi.

Non è che non volessi vedere Mind the Bomb. Ho anche parlato con Claudia, che mi ha detto che non sarebbe stata a Torino. Gaia e l’altro di Treviso sono usciti e mi chiedono cosa è successo. Dopo la prima parola mi dicono che hanno capito. Esco perché mi scappa la pipì. Ne approfitto per caricare l’iphone. Non voglio aspettare troppo. Scendo. Vado in Giardino. “È arrivato Ricci. Possiamo aprire un’altra bottiglia.” Inizia la notte alcolica.

Al bar hanno messo in frigo alcune birre portate da noi. Le chiediamo finché finiscono. Poi passiamo alle loro. E’ un ringraziamento per quegli uomini col gilet, che poi sono i baristi. Appaiono il limoncello salernitano e la grappa friulana. Daniela mi riprende in un video in cui, per dire, mi chiede della differenza tra un fiorentino e un pisano e io sostituisco l’articolo e parlo della lingua. Marco mi ricorda che io ho proposto la fica bene comune. Daniela interviene dicendo “anche la fava bene comune. Di qualità.”

Viviana e Roberta si abbracciano coi bicchieri in mano. Si abbracciano oppure si stanno sorreggendo a vicenda. In ogni caso non faranno cadere del liquido prezioso. Piuttosto si lanceranno a tuffo sui bicchieri, qualora dovessero rischiare di frantumarsi. Roberta fa un’espressione stupita: sembra, con gli occhi sgranati, avere beccato qualcuno in gesti compromettenti e pensare di averlo incastrato. Forse sta solo guardando Mattia fare surf sul bancone, come se fosse pieno di onde di birra.

Indottrinamento tecnologico. “Sai, Stefania, non vedo molto indicato Matteo per il training come formatore.” Non dovevo dirlo, sgrano gli occhi, ma ormai lei sa tutto. I cittadini dei paesi con la raccolta differenziata mettono i rifiuti nei paesi altrui. Per me è segno che la raccolta rompe i coglioni e la gente andrebbe sensibilizzata, ma in teoria sarebbe d’accordo, ma in pratica meno. Differenza tra preferenze attese e realizzate. Per Marco è una spinta affinché anche gli altri si dotino di raccolta porta a porta, visto che se no i loro cittadini pagano più tasse per colpa dei vicini.

Vanno fatte muovere le persone (ok) e non le merci (mica tanto ok)? Più che altro certi beni mancherebbero. Non si può vivere con solo ciò che si produce autonomamente. Economia chiusa o aperta? Comunque non tutto può essere prodotto in un’area limitata.

Anche se dico la mia, la gente non mi abbandona. Anche se penso alla mia vita, gli altri esistono comunque.

Ho riacquistato la consapevolezza. La scientificità, la non antieconomicità, la consapevolezza che GP è onesta e battagliera, piccola ma rognosa. Una multinazionale privata che ottiene risultati.

Scrivo my heart is with greenpeace e l’ho visto nel servizio del lago e nelle parole di Federica. Tutto il resto, aspetti mentali, critiche in alcuni casi, come sugli ogm, vengono dopo. Poi io vorrei, dentro di me, non tagliare alberi per fare una centrale solare. Il resto dei pensieri che invece fanno propendere per la solar farm, viene dopo. Io voglio che il lago venga preservato dalle persone. Per il lago più che per gli abitanti. Io voglio continuare a godere dei colori, degli animali, della visione, dei paesaggi, dei panorami. Penso che una pala, un capannone, una casa in più siano distruttivi, come Gabriella, anche se poi sono inevitabili e lo sviluppo e la crescita sono giusti. Ogni tanto è bene partire dall’estemismo, come fa Marco. Per equilibri e compromessi c’è tempo. Ho riscoperto GP nel cuore, nell’anima e anche in testa. Ho ritrovato motivazione, anche per fare azioni. È bellissimo tutto questo. Come al solito, inoltre, mi trovo benissimo insieme ai grinpisini.

Facciamo una greenpeace running come fanno i veronesi? Chiedo. Se si corre noi, no. Rispondono.

Un ragazzo descrive come va fatto il perfetto pompino. Qualcuno fa un trenino in un gazebo. Qualcun altro esce  per andare a comprare un panino.

Le torinesi dicono di voler andare a letto. Faccio una performance affinché non lo facciano. Mi arrotolo nel tappeto visto che nessuno lo vuol fare. Il nord adriatico mi prende a calci. Chissà se la receptionist, una teorica del se bevi acqua durante una sbornia ti fa male, se ne sarà accorta.

Sono le quattro. Forse anche più tardi. Anche quest’anno è fatta. Mi sento bene. Sicuro. Felice. Entusiasta. Convinto. Siamo anche amici, oltre che un po’ folli, un po’ normali e un po’ combattivi. In camera riesco a non fare troppo casino, anche se ho difficoltà a spengere la luce.

Sono le sette e mezzo. Mi alzo. Doccia. Mi tocca rimettermi la camicia del giorno prima. Tra l’altro faceva anche caldo e continuerà a farlo.

La mattina riparte con calma, ma anche con puntualità. Gabriella capisce che il foto video col suo cellulare non è l’workshop per lei. GLi altri due sono a mare più toxic e al coordinamento.

Io e Gabri siamo a seguire gli aggiornamenti della campagna foreste. Chiara ci fa dire quali sono le motivazioni nostre per stare in GP e perché proprio in GP tra le tante associazioni. Quindi facciamo il primo lavoro di gruppo.

Lascia un commento